Depressione e ansia sono i mali delle nuove generazioni: all’aumentare della consapevolezza della gravità dei disturbi dell’umore sul benessere mentale, è associata ancora l’inadeguatezza di molte terapie e dei tempi con cui vengono diagnosticati e trattati.

Diversi studi statistici sottolineano l’aumento di casi dei disturbi ansiosi e dei disturbi depressivi in Italia, fotografati già nel periodo 2015-2017 dall’Istat e indagati maggiormente a ormai due anni dalle prime avvisaglie della pandemia Covid-19.

Ansia e depressione: le patologie del nuovo millennio

L ’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) l’ha definito “il male del secolo”: la depressione, associata ai sintomi ansiosi, è una patologia in crescita ogni anno che ha trovato campo fertile nella società metropolitana, causata da repentini cambiamenti e pressioni sociali che si sviluppano dentro e fuori dal nucleo familiare.

A contribuire all’espansione di queste malattie è la mancata consapevolezza della loro gravità nel vivere comune e la frequenza con cui vengono trattate tardivamente e in maniera non adeguata.
I soggetti a rischio, dagli studi statistici condotti, sono i disoccupati, la fascia della popolazione a basso livello d’istruzione, i giovani e le donne.

Ma vediamo qualche numero.

Le statistiche dal 2017 a oggi

Nel 2017 la depressione è già il disturbo mentale più diffuso in Italia. Secondo l’Istat interessa 2,8 milioni di italiani, con una percentuale crescente all’aumentare dell’età. Lo sviluppo di un’ansia cronica grave avviene maggiormente negli adulti: dal 5,8% tra i 35-64 anni al 14,9% dopo i 65 anni. Rispetto agli uomini, le donne sono particolarmente colpite e la gravità delle condizioni si acuisce oltre i 65 anni.

La fotografia dell’Istat riconosce come maggiormente frequenti i disturbi ansioso-depressivi agli individui con svantaggio sociale ed economico. Gli adulti con basso livello di istruzione tendono a soffrire maggiormente di ansia e depressione rispetto ai coetanei più istruiti. I soggetti non lavoratori (inattivi e disoccupati) sono maggiormente esposti ai disturbi di depressione e ansia rispetto a chi possiede un’occupazione, soprattutto nella fascia d’età 35-64: il 10,8% sperimenta ansia cronica e il 8,9% ansia grave. Tra gli occupati, sono la principale causa delle assenze da lavoro.

La situazione durante la pandemia e dopo il lockdown

Uno studio condotto all’inizio del 2021 da un consorzio di psichiatri, esperti di sanità pubblica e biostatistici dell’Istituto Superiore di Sanità, delle Università di Genova e di Pavia, dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS ci offre una panoramica della situazione dei disturbi di ansia e depressione dopo il primo anno di pandemia.

Su un campione rappresentativo di oltre 6000 soggetti oltre il 40% degli italiani ha riportato un peggioramento dei sintomi ansiosi e depressivi durante il lockdown, con un significativo peggioramento della qualità di vita comprese alterazioni del sonno, in più del 30% dei soggetti. In aumento il consumo di ansiolitici (il 20%) rispetto al periodo precedente al lockdown.

Chiaramente, la fascia della popolazione che ha conosciuto in prima persona gli effetti del Covid-19 ha subito maggiormente l’incidenza dei disturbi depressivi.

Come ha sottolineato la Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia, metà degli italiani contagiati dal virus manifesta disturbi psichiatrici e, tra questi, il 42% riguarda ansia o insonnia, e il 32% è vittima di disturbi depressivi, un’incidenza fino a cinque volte più alta rispetto alla popolazione generale.

Inoltre, la crisi economica e lavorativa derivante dalla pandemia è una delle cause più conclamate per l’insorgenza dei disturbi di ansia e depressione: il rischio di depressione raddoppia in chi ha un reddito inferiore ai 15.000 euro all’anno e tende a triplicarsi in chi è disoccupato.

Le donne, ancora una volta, sono più esposte al rischio: circa la metà delle donne italiane ha riportato un peggioramento del benessere mentale con peggioramento dei sintomi depressivi e della qualità del sonno, rispettivamente del 32% e 63% maggiore rispetto agli uomini.

Se sei in una situazione di disagio o l’emergenza pandemica ha ripercussioni sulla tua serenità, consulta uno specialista della salute mentale.