Di stress da lavoro ne soffrono ormai molte persone. Anche detta “sindrome da burnout”, è caratterizzata da un prosciugamento emotivo risultante da uno sforzo di adattamento agli stressor, che porta ad un peggioramento delle performance e a scarsa fiducia nelle proprie capacità.

Cosa ci dicono i dati in merito? È possibile prevenire situazioni stressanti agendo sui fattori di rischio? Leggi l’articolo per saperne di più.

Stress da lavoro e sindrome da burnout: quanti ne soffrono?

Il lavoro è la primaria fonte di stress in Italia e nel mondo. Un lavoratore su quattro è stressato dal contesto lavorativo, e dagli studi condotti emerge che una percentuale compresa tra il 50% e il 60% di tutte le giornate lavorative perse è dovuta proprio allo stress lavoro-correlato. Negli ultimi anni i casi di stress sono aumentati a causa del Covid19.

Secondo una ricerca di “The Workforce View 2020 – Volume Uno” realizzata da ADP, che ha intervistato circa 32.500 lavoratori in tutto il mondo. Il 43% afferma di vivere una situazione di stress almeno una volta alla settimana, spesso anche per due o tre giorni; 18% prova malessere poche volte al mese; solo il 12% dichiara di non sentirsi mai stressato.

Sono le persone dai 35 ai 45 anni a sentirsi più stressate, un quarto di essi sentono la pressione lavorativa ogni giorno. Oltre i 55 anni la percentuale rimane alta al 23%, mentre scende al 20% dai 25 ai 34 e al 13,5% dai 18 ai 24 anni.

Ristaten

Le tre dimensioni della sindrome da burnout

La sindrome da burnout deriva da una risposta prolungata e intensa allo stress da lavoro (lo stressor) o da un fattore ambientale (in questo caso legato al contesto lavorativo) che genera stati emozionali molto forti; questa reazione adattiva provoca effetti (strain) in questo caso negativi, tali per cui un soggetto viene prosciugato dal carico di obblighi e compiti da svolgere.

Per Maslach (1982) il job burnout costituisce una sindrome da stress cronico caratterizzato da tre dimensioni:

  • Esaurimento Emotivo (Emotional Exhaustion): la sensazione di essere emotivamente esausti e incapaci di far fronte alle richieste del lavoro. Questa mancanza di energia si riflette sulla sfera fisica e mentale, e si traduce nella completa disillusione circa le proprie competenze.
  • Depersonalizzazione (Depersonalization): al prosciugamento emotivo si associa un distacco nei confronti di ciò che circonda il paziente, dalle relazioni con i colleghi o i clienti, mostrando un deterioramento progressivo dell’impegno nei confronti del lavoro.
  • Ridotta Efficacia Personale (Reduced Personal Accomplishment): il burnout peggiora le performance lavorative, riducendo la motivazione la creatività e la capacità di ottenere risultati soddisfacenti. Non essere in grado di rispondere adeguatamente ai loro compiti lavorativi.

 

Sintomi e fattori di rischio

Al di là di un senso generale di affaticamento, il burnout può essere accompagnato da sintomi fisici come inappetenza, disturbi intestinali, cefalea o insonnia. Come accennato, anche la sfera mentale ne risulta influenzata: da un lato, il soggetto perde fiducia nelle proprie capacità ed è vittima di stati ansiosi legati alla paura del fallimento; dall’altro, perde interesse per ciò che lo circonda e tende all’isolamento, con un effettivo riscontro negativo nelle performance lavorative.

I fattori che maggiormente contribuiscono allo sviluppo della sindrome di burnout sono legati alle caratteristiche demografiche (sesso, età, etnia e stato civile), ad aspetti organizzativi (legati alla formazione e alla quotidianità lavorativa) e socio-culturali (svalutazione del lavoro, dinamiche relazionali con colleghi, superiori o clienti).

È possibile prevenire lo stress da lavoro?

Ai primi segnali di burnout è necessario che il paziente possa migliorare il proprio stile di vita e il proprio modo di vivere il lavoro, migliorando le relazioni con i colleghi e cercando un equilibrio fra vita privata e personale.

Per offrire un utile supporto alla salute fisica e mentale è fondamentale che dedichi il giusto tempo al riposo e all’attività fisica regolare, che ha dimostrato di essere parte di una scelta terapeutica ottimale per una varietà di patologie inerenti alla sfera fisica e mentale.

Quando la sintomatologia del burnout è significativa è opportuno che il soggetto sia supportato da un professionista competente in materia. L’aiuto professionale può infatti aiutare a comprendere meglio il problema e a sviluppare gli strumenti utili per affrontarlo.

È possibile monitorare i fattori di rischio che possono favorire l’insorgenza della sindrome del burnout grazie ad un’analisi puntuale delle condizioni lavorative e delle azioni volte a migliorarle.  Da questo punto di vista i professionisti sanitari, assieme al medico del lavoro competente, possono e devono cooperare per offrire strategie terapeutiche personalizzate, e ancor prima scongiurare ogni possibile segnale possa svilupparsi nella sindrome.

Nel percorso terapeutico può essere utile suggerire un integratore naturale per alleviare i sintomi dell’affaticamento e ritrovare un buon equilibrio psicofisico. Ristaten, a base di Ferro, Vitamine, Estratti Vegetali e Pappa Reale, è un sostegno ricostituente, formulato sulla base di principi attivi naturali con un valido riscontro scientifico. La presenza del Ferro, del Folato e della Vitamina B12 contribuisce alla formazione dei globuli rossi, alla corretta funzionalità del sistema immunitario e alla riduzione del senso di stanchezza e affaticamento. Le vitamine del gruppo B (B12, Niacina, B2 e la B6) e la Vitamina C offrono supporto al sistema nervoso.